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Cellulari e cancro: esiste un legame? La controversa sentenza del Tribunale di Ivrea

Molto controversa ed oggetto di un acceso dibattito scientifico la questione relativa ai rischi connessi all’uso prolungato dei telefoni cellulari. Nessuna ricerca scientifica ufficiale consente di individuare un legame ma, con una sentenza storica e altrettanto controversa, il tribunale di Ivrea ha affermato l’esistenza del nesso causale tra l’uso prolungato dei telefoni cellulari e il tumore al cervello. 

Cellulari cancerogeni? I dubbi della scienza

Numerose ricerche scientifiche sono state condotte in tutto il mondo, a partire dagli Stati Uniti, con esperimenti su animali ed esseri umani per accertare le conseguenze alla salute derivanti dall’esposizione prolungata alle onde radio emesse dai cellulari.

Nessun risultato scientifico certo consente ad oggi di affermare l’esistenza di un sicuro nesso causale tra l’uso prolungato dei cellulari e l’aumentare del rischio del tumore al cervello o di altre forme cancerogene. Alcune ricerche scientifiche condotte in America dal National Toxicology Program hanno messo in evidenza l’insorgere di forme tumorali al cuore e al cervello su dei ratti che erano stati sottoposti ad onde analoghe a quelle emesse dai cellulari; tuttavia la ricerca era stata contestata e ritenuta non attendibile e non ufficiale così vanificandone i risultati.

Così, in generale, nel mondo non esiste ad oggi una ricerca scientifica che consenta di affermare con certezza l’esistenza di un legame e di un nesso causale tra l’uso dei cellulari e l’insorgere di forme tumorali di alcun tipo.

Tuttavia, l’allarme è sicuramente alto e alla continua attenzione degli organismi a tutela della salute umana. Così, la IARC (International Agency of Research on Cancer), agenzia di Lione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), nel 2011, inseriva le onde elettromagnetiche emesse dai cellulari nella categoria B2, evidenziando gli effetti “possibilmente cancerogeni” di tali onde per gli esseri umani. Un rischio non assoluto ne certo, e comunque non accertato scientificamente, ma comunque possibile e quindi necessariamente da monitorare ed approfondire.

Ivrea: la storica sentenza del Tribunale che accerta un legame tra uso dei cellulari e forme tumorali

Superando i dubbi scientifici, nel torinese, il Tribunale di Ivrea ha emesso in data 30 marzo 2017 una sentenza storica di fondamentale importanza che, sicuramente, sarà destinata a suscitare scalpore e contestazioni, anche per l’allarme sociale e medico che andrà a creare.

Il Tribunale di Ivrea, sezione lavoro, con la sentenza pronunciata in primo grado (e destinata certamente destinata ad essere impugnata) in data 30 marzo 2017 n. 96/2017, ha condannato l’Inail a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale di circa 500 euro al mese in favore di R.M., dipendente tecnico della Telecom Italia, a cui 7 anni fa era stato diagnosticato un neurinoma dell’acustico, ovvero una forma di tumore benigno del nervo acustico che gli aveva causato la perdita dell’udito da un orecchio.

Il dipendente Telecom iniziava dunque una causa per ottenere l’accertamento del nesso causale tra la patologia tumorale contratta e l’esposizione prolungata alle onde elettromagnetiche emesse dai telefoni cellulari a cui era stato fortemente esposto per motivi lavorativi.

Al Tribunale di Ivrea, infatti, il signor Romeo aveva dichiarato di aver usato per 15 anni per oltre 3 ore al giorno il telefono cellulare, per esigenze lavorative, fino a che non si era reso conto del sorgere di una problematica uditiva che aveva portato all’accertamento della forma tumorale al sistema acustico.

Il medico legale che si è occupato della CTU, poi accolta dal Tribunale di Ivrea, è stato il dottor Angelo Levis che ha affermato che “non esistono dubbi circa l’esistenza di un rapporto causa-effetto tra esposizione abituale e per lungo tempo ai telefoni mobili (Tm – cellulari e cordless, analogici e digitali) e rischio – almeno raddoppiato e statisticamente significativo al 95% di probabilità – di tumori ipsilaterali alla testa: gliomi cerebrali, meningiomi e neurinomi acustici”.

Sulla base di questa perizio medico-scientifica, il Tribunale del lavoro di Ivrea ha riconosciuto il dipendente Telecom,  Romeo Roberto, affetto da una malattia professionale che ha comportato un danno biologico permanente del 23% e, per l’effetto, ha condannato l’Inail alla corresponsione in suo favore di una rendita vitalizia da malattia professionale di 500 euro mensili per tutta la vita.

Una vittoria per il signor Romeo che può costituire un auspicio per tutti quei lavoratori che, per motivi lavorativi, si trovano esposti in via prolungata alle onde elettromagnetiche dei telefoni ; una sentenza che potrà accrescere l’attenzione sulla tematica richiedendo maggiori garanzie e tutele contro un eccessivo utilizzo dei telefoni cellulari.

 Martina Scarabotta

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