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Inaugurazione dell’anno giudiziario. Canzio: più controllo ai pm e stop ai processi mediatici

Roma, 26 gennaio 2017. Nell’Aula Magna della Corte di Cassazione si è svolta questa mattina la tradizionale cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario alla presenza delle più alte cariche dello Stato. Presente, fra gli altri, anche il presidente emerito Giorgio Napolitano, seduto in prima fila a fianco del presidente in carica, Sergio Mattarella. Schermata 2017-01-26 alle 11.18.18Per la prima volta l’ANM ha deciso di non partecipare, in aperta polemica con le scelte del Governo a cui contesta il mancato adempimento degli impegni politici assunti sul decreto relativo a pensionamenti e trasferimenti dei magistrati. La decisione di non partecipare all’inaugurazione era stata assunta all’unanimità dal comitato direttivo centrale della magistratura associata. È la prima volta in assoluto che l’associazione decide di disertare la cerimonia più solenne della giustizia italiana. «È stata una scelta sofferta e simbolica che non deve essere letta come uno sgarbo istituzionale, ma come la ferma risposta agli impegni politici non mantenuti e la manifestazione del dissenso verso un intervento normativo che ci preoccupa». Queste le parole del segretario generale dell’associazione sindacale delle toghe, Francesco Minisci, nel corso della conferenza stampa indetta per spiegare le ragioni della protesta.

L’apertura della cerimonia è affidata al primo presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, che ripercorre i momenti salienti dell’anno giudiziario che si è appena concluso. Senza giri di parole, il magistrato si è poi soffermato sulle «distorsioni del processo mediatico» rilevando come «l’opinione pubblica esprime spesso sentimenti di avversione per talune decisioni di proscioglimento o anche di condanna, se ritenute miti, pronunciate dai giudici in casi che hanno formato oggetto di rilievo mediatico. Si scorge una frattura fra gli esiti dell’attività giudiziaria e le aspettative di giustizia, a prescindere da ogni valutazione circa la complessità dei fatti, la validità delle prove, i principi di diritto applicati, le garanzie del processo, la tenuta logica della decisione». Ma la critica non risparmia neanche la magistratura e Canzio punta il dito contro la «spiccata autoreferenzialità» di alcuni pm. «Mi sembra – argomenta il Presidente della Corte – che, per un verso, debbano essere riconosciute le linee dell’attrazione ordinamentale della figura del pm nel sistema e nella cultura della giurisdizione (da cui, di fatti, è visibile, in alcuni casi, il progressivo distacco, per una sorta di spiccata autorefenzialità, anche nei rapporti con la narrazione mediatica); e che, per altro verso, meriti di essere presa in seria considerazione la proposta di aprire talune, significative finestre di controllo giurisdizionale nelle indagini, piuttosto che prevedere interventi di tipo gerarchico o disciplinare».

Canzio interviene anche sulla tormentata questione della prescrizione. In Cassazione   – sottolinea – il numero delle prescrizioni è «irrisorio» ed ha riguardato circa 767 processi nell’ultimo anno, pari all’1,3% del totale. Ma appare «comunque irragionevole che la prescrizione continui a proiettare gli effetti estintivi del reato nel corso del processo, pur dopo la condanna di primo grado, mentre sarebbe più corretto intervenire con misure acceleratorie sulla durata dei giudizi di impugnazione».

La Cassazione, specifica infine il suo primo Presidente «non intende sottrarsi al dovere di apprestare tutela ai diritti fondamentali della persona». Più volte, nell’esercizio della sua funzione di nomofilachia, la Corte ha definito importanti leading case che hanno saputo garantire certezza e stabilità al diritto. Anche di recente, quando ai giudici è stato chiesto di affrontare casi difficili. Ma «demandare il via esclusiva alla giurisdizione» la soluzione di questioni su scelte etico-sociali «non è la via preferibile». Sarebbe piuttosto «da privilegiare il percorso ermeneutico disegnato sulla base di una chiara ed esplicita volontà legislativa». Canzio auspica per esempio che le adozioni e i figli di coppie “same sex” intervenga direttamente il parlamento.

Il secondo intervento è riservato al vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, il quale ha espresso l’auspicio che «si possano superare le difficoltà del rapporto tra Anm e il governo proseguendo un percorso, che non possiamo smarrire, di innovazione nell’amministrazione della giustizia con il pieno coinvolgimento di tutti gli attori della giurisdizione». E con questo spirito ha rivolto «un appello affinché ciascuno attinga al proprio senso di responsabilità alimentando la cultura del dialogo nella ricerca delle migliori soluzioni a tutti i problemi che attendono una soluzione senza mai smarrire l’obiettivo ultimo che deve accomunarci tutti, quello superiore di una giustizia giusta al servizio delle aspettative dei cittadini».

È poi il turno del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando. «Dovevamo misurarci con tre emergenze: il sovraffollamento carcerario, le carenze di personale, la mole dell’arretrato e i tempi della giustizia. Le abbiamo affrontate», rivendica il guardasigilli. L’azione di riforma dovrà proseguire, «ma si è già sensibilmente ridotto il peso di quelle patologie, cronicizzatesi nel corso di troppi anni».Andrea Orlando

Per il ministero la questione prioritaria da affrontare è stata quella dell’organizzazione, «per questo motivo – spiega Orlando- abbiamo puntato sull’informatizzazione dell’intero sistema della giustizia, immesso nuove risorse, investito nella sua qualificazione, completato la storica revisione delle piante organiche, attesa da troppi anni». Per proseguire in questa direzione il ministro annuncia come «imminente» anche la revisione delle piante organiche degli uffici di secondo grado.

     Il Guardasigilli ha tracciato un bilancio del modo in cui è stata affrontata l’emergenza personale. «Ne vado particolarmente orgoglioso perché abbiamo realizzato una netta e consistente inversione di tendenza. Abbiamo trovato una situazione critica: una scopertura di novemila unità e nessuna prospettiva per il futuro. Oggi – prosegue Orlando – posso dire che la situazione è di molto cambiata: con 1820 nuove immissioni entro marzo, di cui 1360 in servizio, e con le prossime 3300 di assunzione ordinaria che si aggiungeranno nel giro di un anno. Il totale supera le 5100 unità. Ma a questo dato, che tra l’altro comporterà l’arrivo di risorse giovani, va sommato quello che viene dalle convenzioni stipulate con le Regioni, per altre 350 unità, a cui se ne aggiungeranno altre ancora, nelle prossime settimane.4000 è invece il numero di stagisti e tirocinanti. Numerose le convenzioni in ambito locale che stiamo valutando e via via approvando per varie forme di tirocinio. Va anche aggiunta, per avere un quadro complessivo, l’opera di riqualificazione di quasi 2000 tra cancellieri e ufficiali giudiziari, attesa da oltre 20 anni». Si è trattato di un primo passo, ammette. «Un secondo passo – ha spiegato – riguarderà già quest’anno oltre 8000 persone, a cui dovrà accompagnarsi la revisione dei profili professionali e dei relativi compensi, che sono pronto a definire in tempi brevi con i sindacati nell’ambito della contrattazione già aperta. Quanto all’organico della magistratura, i magistrati entrati in questo triennio sono 1100. La situazione rimane difficile, ma la dinamica che abbiamo innescato è virtuosa, e consente di guardare con fiducia al prossimo futuro».

Rivolto agli avvocati, infine, il ministro assicura di voler « onorare l’impegno a presentare un disegno di legge sull’equo compenso. La crisi dell’avvocatura, l’ho detto più volte, è inevitabilmente crisi della giurisdizione e quindi crisi della democrazia».Andrea Mascherin

L’intervento conclusivo è riservato al presidente del Consiglio Nazionale Forense, Andrea Mascherin. Un intervento breve in cui si invitano tutti gli attori istituzionali che ruotano intorno al mondo della giustizia a coltivare la virtù del dubbio, la sola – spiega il presidente del CNF, che consente di comprendere le ragioni dell’altro ed evitare contrapposizioni preconcette. «Tutti i protagonisti necessari alla tutela dei diritti devono procedere insieme per un unico sentiero», aggiunge. Il riferimento – neanche tanto velato – è alla magistratura, atteso che nei confronti del ministro della giustizia Andrea Mascherin spende parole di grande apprezzamento, riconoscendogli una certa capacità di ascolto nei confronti della classe forense.

Finiti gli interventi la parola ritorna la primo presidente Canzio che dichiara l’anno giudiziario aperto: «in nome del popolo italiano».

(Amer)

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