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La ricetta di Albamonte, depenalizzare e togliere appello per ridurre tempi

 

Depenalizzare ed eliminare l’appello per alcuni reati per ridurre i tempi dei processi. È la ricetta di Eugenio Albamonte, presidente dell’Associazione nazionale magistrati. In Italia i procedimenti durano più di 5 anni in media, oltre 4,5 milioni le cause arretrate e circa 968 mila i processi che rischiano di far pagare allo Stato un indennizzo per l’eccessiva durata (legge Pinto).

“C’è un’evidente sproporzione tra il contenzioso e le forze in campo e questo determina la situazione che si sta trascinando. Gli ultimi numeri su riduzione dei tempi e arretrato sono incoraggianti: il governo, in questa legislatura, ha investito sulle risorse. Dal 2006 il nostro organico non è mai stato coperto, abbiamo fatto i conti con la mancanza di 9 mila amministrativi. Come magistrati siamo frustrati dal non poter svolgere nei tempi giusti il nostro lavoro e dalla cattiva reputazione che ha la giustizia”, spiega all’Adnkronos.

Carenza di personale, burocrazia e trasferimenti incidono sui tempi. “Anche un turnover elevato incide sui ritardi; alcune sedi non vengono scelte molto e questo problema potrebbe essere risolto con una riscrittura delle circoscrizioni, ma in questo campo ci scontriamo con localismi e politica”, sottolinea. “Bene gli investimenti” per il processo di informatizzazione “anche se cominciato con enorme ritardo”, ora l’Associazione nazionale magistrati è “preoccupata dal passaggio di mano”: l’arrivo di un nuovo esecutivo potrebbe vuol dire “un ritorno al passato”.

“C’è da fare molto per ridurre il carico degli affari, c’è un’iperproduzione di norme penali, mentre diversi aspetti possono essere trattati con la depenalizzazione, come la violazione del diritto d’autore, la contraffazione che punisce il venditore al dettaglio o il trattamento degli stranieri in materia di espulsioni”, dice Albamonte.      L’appello “è la vera strettoia che va ripensata: basta una legge ordinaria per cancellare il secondo grado e lasciarlo solo per i fatti più gravi. Tre processi per una lite condominiale sono un dispendio di risorse e di tempo. Su questo il governo è stato meno coraggioso di quanto abbiamo sperato”, evidenzia il presidente dell’Anm. D’altra parte, “I cittadini devono capire che i giudici non sono chiamati a esprimersi solo su un caso, ma hanno da qualche centinaio fino a un migliaio di fascicoli in contemporanea. Non tutto può essere seguito con la stessa velocità, anche la polizia giudiziaria non agisce con gli stessi tempi e può incidere sul lavoro del pm”.      Inoltre, “Se il magistrato ha indagato su una persona che poi viene assolta non è uno sbaglio, così come due diverse sentenze sullo stesso caso sono legate all’interpretazione della norma. La responsabilità civile del magistrato è come quella dei medici, può essere davvero invocata quando c’è dolo o colpa grave”, conclude Albamonte.      (Afe/AdnKronos)

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