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«Non esistono reati di serie B», Lo Voi replica a Di Matteo

«Qualche recente esternazione potrebbe avere ingenerato l’opinione che chi si occupa di reati apparentemente minori (furti, rapine, truffe) o di indagini che non assurgono agli onori delle cronache svolga un lavoro poco qualificante se non di serie B… Questo non è il mio pensiero». Lo scrive il Procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, in una e-mail diretta a tutti i magistrati dipendenti dal suo ufficio.

Nella lettera il nome di Nino Di Matteo non compare, ma non c’è dubbio che il capo della Procura  abbia inteso riferirsi a lui.

Di Matteo, pm divenuto icona del controverso processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, è stato appena trasferito, su sua richiesta, alla Direzione nazionale antimafia. Davanti ai giornalisti ha motivato la sua scelta di lasciare Palermo lamentando l’impossibilità di lavorare alle inchieste su Cosa nostra, anche a causa delle decine di fascicoli riguardanti fatti di criminalità comune che gli venivano assegnati del responsabile dell’ufficio. Ma a prescindere da questa circostanza, il pubblico ministero palermitano è scaduto dalla sua posizione in seno alla Direzione distrettuale antimafia da 6 anni e per legge non poteva proseguire oltre ad occuparsi di reati di criminalità organizzata. La norma, infatti, impone a chi abbia superato i 10 anni di permanenza in Dda, di tornare a occuparsi di reati ordinari. Ciononostante, nei giorni scorsi il sostituto aveva dichiarato che «negli ultimi anni sono stato costretto a conciliare la delicatezza e la gravosità di certi impegni, come il processo sulla trattativa, con la necessità di occuparmi di centinaia di procedimenti che riguardano reati comuni come furti e piccole truffe . Questa situazione non poteva continuare all’infinito. Soprattutto, negli ultimi tre anni, stava diventando paradossale, con l’accentuarsi di una situazione di rischio nei miei confronti e della mia famiglia». Ed è chiaro che la polemica fosse diretta nei confronti di chi dirige la Procura.

A fronte di queste accuse da parte del collega, Lo Voi non ha replicato direttamente, ma, con una esplicita triangolazione, ha scritto a tutti i pm dell’ufficio palermitano. «È indispensabile l’apporto di tutti – scrive il procuratore – ciascuno con la sua determinazione nel perseguire tutti gli illeciti non solo quelli che magari danno notorietà, ma anche quelli che possono rispondere alle esigenze di giustizia che il cittadino ci sottopone». Peraltro, aggiunge Lo Voi, « la “notorietà effimera” scaturita da alcuni processi non è certo “un valore”». Piuttosto, il capo della Procura ritiene di dover esprimere «solidarietà a tutti coloro che quotidianamente si occupano di furti, rapine, truffe, illeciti edilizi…. quindi mi limito a chiedervi di mantenere e confermare il vostro impegno quotidiano, ciascuno con i compiti assegnati e col comune spirito di contribuire e fare funzionare la macchina».

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