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Rinviata la discussione sul “Piano lupo”, Galletti «Di fronte al bracconaggio non mi volto dall’altra parte»

Nonostante sia tornato a ripopolare le Alpi e gli Appennini, il lupo è ancora vittima di bracconaggio e uccisioni illegali a causa dei conflitti con allevatori e cacciatori, che mettono a serio rischio la sopravvivenza della specie. Si stima che, su una popolazione complessiva di 1.500 esemplari, ogni anno vengano uccisi circa 300 lupi.

Per affrontare l’emergenza il Ministero dell’ambiente ha predisposto un piano d’azione – il cosiddetto «Piano lupo» – che oggi avrebbe dovuto essere discusso dalla Conferenza Stato Regioni. La deliberazione, però, è stata rinviata e il documento ora tornerà in sede tecnica.

     «Vogliamo approfondire la discussione, credo che il ministro Galletti lo consentirà», ha detto il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che si fatto portavoce degli altri governatori regionali e di alcune associazioni ambientaliste contrarie al provvedimento. «Ci sarà così il tempo per approfondire meglio visto che ci sono alcune misure che rischiano di non essere convincenti», ha aggiunto.

Il Ministro Galletti, dal canto suo, difende il Piano e auspica che «non si perda, per qualche impuntatura ideologica, l’occasione di restituire un equilibrio naturale al rapporto tra uomo e lupo, che oggi in molte realtà è esplosivo e mette a rischio la specie, l’uomo e le sue attività. Spero che il rinvio della discussione politica serva a restituire la giusta serenità al dibattito e a far guardare tutti alla realtà dei fatti: non c’è nessuna riapertura della caccia al lupo, ma ventidue misure di grande valore scientifico che salvano la specie. Oggi sono 300 i lupi uccisi ogni anno dal bracconaggio, su una popolazione totale di 1500 esemplari. Spero che di fronte a questo dato nessuno, ambientalisti e rappresentanti delle Regioni, voglia voltarsi dall’altra parte. Io non lo faccio». In ogni caso, ricorda Galletti, al ministero spetta solo di definire l’inquadramento legislativo, ma sono le regioni a doversi occupare della gestione del problema. «Poi – rincara Galletti –se vogliamo nasconderci dietro un dito e farsi fotografare col lupetto in mano, si faccia pure. Ho incontrato agricoltori e allevatori che hanno chiuso le aziende. Ci sono zone che sono veramente a rischio per le attività economiche a causa della pressione del lupo, ma questo vuol dire che dobbiamo salvarlo e non ammazzarlo, far vivere pacificamente il lupo con le attività economiche».

Rispetto alla scelta di rinviare la discussione sul Piano lupo le associazioni ambientaliste sono divise. Da Legambiente giungono dichiarazioni preoccupate. Il rinvio, sostiene Rossella Muroni, presidente nazionale dell’associazione,«non aiuta né tutela questa specie e ancor meno risponde alle difficoltà degli allevatori delle aree interne; ma soprattutto non è stata stralciata l’unica azione ampiamente contestata: la deroga sugli abbattimenti». Per un’efficace tutela e conservazione di questa specie, sottolinea Muroni, «è invece quanto mai urgente dare il via libera in tempi rapidi al Piano d’azione, eliminando la deroga sugli abbattimenti e approvando tutta la parte restante del Piano che consideriamo utile e in linea con molte delle azioni promosse dai parchi e contenute nella Carta di Sulmona».

Cantano vittoria, invece Lav, Lac, Lipu, Lndc, Enpa e Animalisti Italiani, che rimproverano al ministro di non aver tenuto in debito conto le osservazioni dei propri esprti nella redazione del Piano.

(Amer)

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