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Evasione: basta non rispondere al citofono !

Talvolta basta davvero poco, una sveglia che non suona, un citofono remoto, una fuga verso altri orizzonti, per potere aggravare situazioni già compromettenti. Talora, forse, il pensiero cerca di superare i confini del raziocinio e sfocia irreversibilmente, nelle intricate strade della stravaganza. E dalla semplice uscita all’evasione, il passo è davvero breve.

Evasione: basta non rispondere al citofono !

La vicenda si è svolta in Sardegna, dove il protagonista della nostra storia, un detenuto agli arresti domiciliari, si allontanò improvvisamente di notte e senza un legittimo motivo. Dopo qualche ora, una pattuglia dei carabinieri del comando locale, si recò presso la sua abitazione per verificarne la presenza, ma nonostante avessero suonato  il citofono per dieci minuti, i militari non ricevettero alcuna risposta. Ad aggravare la situazione del reo, fu la circostanza che questi non fece pervenire alla stazione dei carabinieri, né prima né dopo l’ accertamento, alcuna giustificazione del motivo per cui non avesse risposto al citofono quella notte.

La condanna in primo grado

Alla luce di quanto è emerso in dibattimento, nel giudizio di primo grado, era rimasta provata la responsabilità penale del detenuto, in ordine al reato di evasione ai sensi dell’art. 385 co.3 c.p. a lui ascritto, in quanto lo stesso, con la sua condotta, aveva integrato gli elementi oggettivo e soggettivo richiesti dalla norma incriminatrice, non avendo rispettato l’obbligo di permanenza presso la propria abitazione.
Secondo la difesa dell’imputato, invece, dall’istruttoria dibattimentale, non era emerso alcun elemento dal quale si potesse desumere che lo stesso si fosse allontanato e la circostanza che i carabinieri avessero ripetutamente suonato il citofono nell’arco di un breve lasso di tempo (circa 10 minuti), non era di per sé sufficiente a provare la sua condotta di allontanamento, tenuto conto del fatto che il controllo era avvenuto in piena notte e che abitava solo, ben potendo, in questo caso, essere addormentato e non aver sentito il suono del citofono. Sarebbe, pertanto, sempre secondo la difesa, stata necessaria, un’ulteriore indagine da parte dei militari, volta ad accertare la sua effettiva assenza.

La decisione della Corte di Appello

Nel secondo grado di giudizio, la Corte di Appello di Cagliari, con la sentenza n. 72/2017, conferma, quindi, la decisione del giudice di prime cure, specificando che “integra il reato di evasione qualsiasi allontanamento dal luogo degli arresti domiciliari senza autorizzazione, non assumendo alcun rilievo, a tal fine, la sua durata, la distanza dello spostamento, oppure i motivi che inducono il soggetto ad eludere la vigilanza sullo stato custodiale”. A tal proposito, è importante precisare, come di recente ha confermato anche la Corte di Cassazione, che in tema di evasione, l’allontanamento dell’imputato dal luogo degli arresti domiciliari senza autorizzazione può essere legittimamente desunto dalla sua mancata risposta al citofono, nel corso di un controllo notturno per un rilevante lasso temporale. Non v’è dubbio inoltre, che le modalità dell’attivazione del citofono da parte dei carabinieri fossero tali, ripetute nell’arco di dieci minuti e con una intensità di suono che si percepiva a significativa distanza, da apparire assolutamente idonee a destare un individuo da un sonno non patologico. Peraltro, lo stesso reo aveva già risposto altre volte al citofono, durante le ore notturne.
Pertanto, sempre secondo la Corte di Appello “è assolutamente inverosimile e indimostrata, nelle condizioni date, la tesi dell’appellante secondo la quale egli non aveva sentito il citofono perché dormiva”.
La non particolare tenuità

Infine, conclude il collegio, “il fatto non può essere valutato come di particolare tenuità per la condotta tenuta in concreto dall’imputato, la quale deve essere ritenuta idonea ad offendere il bene giuridico protetto dalla norma incriminatrice in misura certamente significativa”, specificando poi “ l’imputato si è infatti allontanato dalla propria abitazione per un tempo indeterminato, in ora notturna, in un arco temporale in cui non è dato neppure sapere quali fossero i suoi effettivi spostamenti, sottraendosi per l’effetto alla vigilanza e controllo dell’autorità preposta.

Insomma, anche se il postino bussa sempre due volte, meglio rispondere alla prima. Soprattutto se a bussare sono i carabinieri.

Mariano Fergola

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