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Agnelli colpevole: squalificato un anno

Agnelli colpevole: squalificato un anno

“Mi piace il vento perché non si può comprare”. Era Gianni Agnelli, “l’avvocato”, a disegnare questi velati aforismi, impressi, poi, come i fatti scalfiscono la storia, nella mente di tutti. Erano gli anni sessanta, il calcio era ancora una palla che girava in un rettangolo, gli sponsor esistevano soltanto la sera nel Carosello e le mogli reclamavano ai propri consorti, con aria bellica, di essere portate la domenica alla partita di pallone. Ma questa è un’altra storia.

Oggi, il vento, quello che piaceva all’Avvocato, è cambiato: dietro la palla ci sono riflettori despoti ed autarchici, procuratori e mediatori che si muovono nelle stanze dei palazzi, come predatori affamati, pronti ad azzannare la prima occasione utile, per rimpinguare le proprie tasche e quelle delle società. Soldi, tanti soldi, con fatturati che, talvolta, ormeggiano sulle curve delle più rinomate multinazionali. E si sa, dove ci sono i soldi, oltre al chiaro c’è anche l’ombra ed il passaggio dall’una all’altra, è tanto sottile quanto fugace.

La condanna

Oggi accade che un altro Agnelli, il nipote dell’avvocato, Andrea all’anagrafe, presidente della Juventus, è colpevole: un anno di stop e una multa da 20mila euro. Questo ha deciso il Tribunale nazionale della Figc, accogliendo l’accusa della procura federale sul bagarinaggio. Agnelli non potrà presentarsi in Lega, scendere negli spogliatoi e rappresentare il club in ambito federale. Ma lo stop, non superando i 12 mesi, se pure fosse confermata nei 3 gradi di giudizio non comporterà l’impossibilità di ricoprire incarichi federali. Colpevoli e sanzionati nello stesso modo anche gli altri deferiti: Francesco Calvo, ex direttore marketing, e Stefano Merulla, responsabile ticketing. Per il security manager Alessandro D’Angelo, invece, 1 anno e 3 mesi di inibizione e 20 mila euro di ammenda.
Il pm della Federcalcio Pecoraro e i suoi uomini, invece, avevano chiesto 30 mesi di squalifica per il presidente del club campione d’Italia.
Pertanto, nonostante lo “sconto” rispetto alle richieste della Procura, il verdetto è pesante. Per il giudice Cesare Mastrocola e la sua commissione giudicante, “sono emersi elementi di chiara colpevolezza a carico degli odierni deferiti, e, conseguentemente della Società Juventus. E soprattutto, “La invocata estraneità del Presidente non possa ritenersi tale”. Insomma, è colpevole.

La sentenza

E il Tribunale riscontra come “l’Agnelli, con il suo comportamento abbia agevolato e, in qualche modo avallato o comunque non impedito le perduranti e non episodiche condotte illecite”. Anche se ad Agnelli viene scontato forse il più imbarazzante dei capi d’imputazione: quello sulla frequentazione con gli ultrà e con esponenti della criminalità organizzata. “Non é stata fornita prova concreta”, la chiosa nella sentenza Figc, che aggiunge come Agnelli fosse “inconsapevole del presunto ruolo malavitoso. Il Tribunale non ritiene quindi sufficientemente provato che una simile frequentazione fosse dotata della contestata “consapevolezza” riferita allo status di quei tifosi”.
Ma questo non ha impedito la sanzione, per la violazione dell’articolo 12 del Codice di Giustizia Sportvia, che regola i rapporti con gli ultrà, la prevenzione di fatti violenti e il divieto di contribuire al mantenimento dei gruppi organizzati. Per il primo grado di giudizio, il fatto che il club riservasse agli ultrà pacchetti di biglietti, consentendone la cessione in numero superiore al consentito, con la consapevolezza che diventassero oggetto di bagarinaggio, è “oltremodo preoccupante anche in ragione del fatto che non sono stati fenomeni sporadici e occasionali; in realtà le vicende contestate assurgono a vero e proprio modus operandi di una delle Società più blasonate a livello europeo per un lunghissimo arco di tempo ed hanno trovato la loro conclusione non già a seguito di un volontario cambio di rotta societario, ma esclusivamente per l’avvenuta conoscenza delle attività di indagine della Procura della Repubblica di Torino”.
Esclusa invece è la possibile estorsione da parte dei gruppi nei confronti della società, che sempre secondo il Tribunale, “non trova conferma”.
Quindi, niente spogliatoi e nessuna rappresentanza, ma poco male, il nipote resta presidente e gli amici restano amici. E si sa, chi trova un amico, trova un tesoro.
Per la cronaca, la società bianconera ricorrerà in appello.
Ritornando ad oggi, il vento appunto, è cambiato e magari qualcuno, nelle stanze dei palazzi, già vi ha pattuito un’opzione di acquisto. In cauda venenum.

Mariano Fergola

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