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Calcio: Lega serie A spaccata, è scontro su mutualità e paracadute

Sei big lasciano l’Assemblea riconvocata per il 28 marzo. Figc annuncia Consiglio federale per il 27

Milano, 22 mar. – La Lega di Serie A spaccata, con le sei big Juve, Roma, Napoli, Milan, Inter e Fiorentina che hanno lasciato l’incontro di oggi a Milano e le altre 14 che hanno riconvocato l’Assemblea per il 28 marzo alle ore 13. Niente elezione quindi del nuovo presidente e degli organi federali, mentre la Figc ha confermato la riunione del Consiglio federale per il 27 marzo a Coverciano. La decisione di lasciare il tavolo da parte delle sei principali squadre del campionato italiano è arrivata per una “frattura insanabile” come spiegato dall’ad del Milan Adriano Galliani a nome delle sei compagini che rappresentano l’80% dei tifosi italiani. Alla base della decisione, a quanto apprende l’Adnkronos, è stata la presentazione da parte del gruppo delle 14 medio-piccole, non di una loro bozza di statuto ma di nove punti, tra cui quello principale che riguarda un intervento sulla parte relativa alla distribuzione del paracadute e alla mutualità.

Le prime sei squadre italiane hanno presentato, tempo fa, una bozza di statuto, ritenendo prioritario per tutti e 20 i club della Serie A, avere una governance di Lega migliore. Mentre il gruppo delle 14 si è più o meno coagulato intorno ad una guida finalizzata a presentare delle proposte di mediazione e di rivisitazione che devono essere parte di un dialogo all’interno della Lega, ma che non hanno mai portato ad una bozza di statuto alternativo. Nella settimana scorsa si era parlato tra i club di alcuni punti che andavano affrontati, e le sei big erano disponibili ad analizzarli in maniera costruttiva.

Poi nell’assemblea di oggi le 14 medio-piccole si sono presentate con 9 punti, tra cui quello che ha fatto saltare il banco: un intervento sulla parte relativa alla distribuzione del paracadute e alla mutualità che non erano oggetto di una revisione statutaria, secondo le big. Punti presentati come una posizione unitaria delle 14, con le big che hanno detto che ci avrebbero pensato ma che ovviamente non si poteva procedere a votazioni senza avere prima un accordo su una nuova bozza di statuto. A questo punto c’è stato un tentativo di spingere su questa fase e le sei grandi si sono alzate e se ne sono andate. Per quanto riguarda la suddivisione dei diritti tv le 14 medio-piccole puntano ad una spartizione che vede il 50 per cento uguale per tutti, il 30% legato alla meritocrazia e il 20% al bacino d’utenza. Oltre a questo si vuole alzare il paracadute di 20 milioni.

Tra i vari punti c’è quindi la richiesta di criteri di ripartizione economica fatti sulla scia di altri campionati europei come Liga e Premier League oltre ad un accordo su un amministratore delegato della Lega che sia di profilo internazionale per vendere al meglio la Serie A all’estero, e un presidente di garanzia. Ad ogni modo nel momento in cui le sei grandi hanno lasciato l’incontro, non potendo le altre 14 affrontare nessun tipo di questione economica, dove servono almeno 15 voti, ci sono stati dei tentativi da parte di alcuni club di far cambiare idea alle big, ma la risposta è stata netta: se la scelta è quella di mettere sul piatto decisioni che non fanno parte di questo momento delle Lega, il discorso sulle norme sulla distribuzione dei ricavi che sono oggetto della legge Melandri e sono state recepite da un regolamento di Lega e del paracadute, non ci siamo.

In questo modo i club rimasti hanno deciso di non procedere all’elezione degli organismi di Lega riconvocando l’Assemblea per il 28 marzo, il giorno dopo però il Consiglio Federale convocato dalla Figc a Coverciano per il 27. Una decisione non presa comunque bene dalle big che potrebbero anche disertare la ripresa dei lavori visto che lunedì e martedì prossimi ad Atene, è in programma l’assemblea generale dell’Eca, l’Associazione dei club europei, di cui fanno parte Milan, Inter, Juventus, Napoli, Fiorentina, Roma, Udinese e Sampdoria.

Si profila in questa situazione il rischio del Commissariamento della Lega se nel medio periodo sarà incapace di darsi un governo. Le sei big, del resto, con l’attuale statuto non hanno interesse all’elezione di alcun rappresentante e sarà la Federazione a valutare il da farsi nel consiglio federale del 27, dove si dovrebbe decretare la decadenza degli organismi di Lega. A quel punto la Lega verrà retta dal collegio sindacale al quale verrà dato un congruo termine, un mese circa, per procedere alle elezioni. Qualora questo termine non venisse rispettato la federazione potrebbe nominare un commissario. Del resto però, si lamentano le big, non è stato fatto nessun nome per la presidenza, non si è presentato nessun interessato in un mese. La settimana scorsa si era discusso di nominare, per rispetto istituzionale, il presidente dell’organismo di vigilanza piuttosto che quello del collegio sindacale, alla presidenza per uscire dall’impasse, sempre però sottolineando che era prioritaria l’opportunità di ridisegnare le regole. Alla base della diversità di vedute ci sono poi delle problematiche sportive, visto che questo campionato vede le prime sette in classifica con 30 punti in più e la quota salvezza che si è ulteriormente abbassata, portando ad un campionato meno competitivo, con il sistema del paracadute che ha portato ad un effetto contrario di quello sperato.

In attesa di capire cosa accadrà il 27 i club torneranno a lavorare e ragionare su uno statuto che possa essere il più possibile condiviso, ma è evidente che se in uno statuto che è finalizzato ad una governance della Lega si vogliono inserire dei paletti su materie economiche regolate dalla legge Melandri, il dialogo non ci potrà essere. I 14 club hanno espresso una posizione unitaria che è stata presentata dal presidente della Lazio, Claudio Lotito, ma una volta che le sei big si sono alzate diversi club hanno cercato una mediazione, non condividendo tutti fino in fondo questa impostazione.

Si attende poi di capire cosa accadrà sabato 25 marzo con la Lega di Serie B, non essendo stata vista di buon occhio la volontà dello stesso Lotito di candidarsi alla presidenza della serie cadetta. Una scelta definita “abbastanza paradossale” quella di un presidente di serie A che pensa di candidarsi a consigliere federale via Serie B.

 

(Riz/AdnKronos)

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