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Un “new deal” per i consumatori. La proposta della Commissione Europea

Un “new deal” per i consumatori. Tutele rafforzate, protezione estesa, modifica delle principali Direttive in materia. Queste le proposte formulate dalla Commissione Europea l’11 aprile scorso. L’ordinamento dell’UE è quello in seno al quale il diritto dei consumatori si è sviluppato. Sulla scia degli atti legislativi comunitari (e oggi eurounitari) gli Stati membri hanno creato un apparato di norme volte a proteggere questa particolare categoria di individui, ritenuta parte debole rispetto ai professionisti.

Fra i principali interventi basti ricordare: le disposizioni in tema di responsabilità del produttore, garanzia di conformità, clausole vessatorie, pratiche commerciali scorrette, meccanismi di risoluzione stragiudiziale delle controversie fino a giungere alla Consumers’ Rights Directive del 2011. Sebbene il sistema sinteticamente descritto sia fra i più protettivi del mondo, la maggiore complessità degli scambi commerciali e soprattutto dei prodotti in circolazione hanno tuttavia suggerito alla Commissione di compiere ulteriori passi in avanti. Come si legge nel comunicato stampa diffuso dall’istituzione presieduta da Claude Juncker, eventi come lo scandalo dieselgate hanno dimostrato che è necessaria una svolta nell’approccio del legislatore europeo.

Un “new deal” per i consumatori. Le parole dei protagonisti

A detta di Frans Timmermans, primo Vicepresidente della Commissione: “L’odierno new deal creerà un mercato unico più equo a beneficio dei consumatori e delle imprese. Introdurremo un diritto di ricorso collettivo europeo per i gruppi di consumatori che, come in casi recenti, hanno subito un danno, con adeguate garanzie per evitare gli abusi. I consumatori che acquistano online sapranno da chi stanno acquistando e se il venditore ha pagato per comparire nei risultati di ricerca. Per la maggioranza dei professionisti che rispettano le regole gli oneri diminuiranno. I pochi professionisti che deliberatamente approfittano della fiducia dei consumatori europei saranno puniti con sanzioni più severe.”

Sulla stessa scia Vĕra Jourová, Commissaria per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere, ha aggiunto: “In un mondo globalizzato in cui le grandi imprese hanno un enorme vantaggio sui singoli consumatori dobbiamo livellare le disparità. Le azioni rappresentative, nella forma europea, garantiranno più equità per i consumatori – non più lavoro per gli studi legali. E grazie alla possibilità di infliggere sanzioni collegate al volume d’affari annuo dell’impresa, le autorità di tutela dei consumatori avranno a disposizione mezzi più incisivi per colpire chi imbroglia. Imbrogliare non può costare poco.”

Un “new deal” per i consumatori. Le proposte della Commissione

Il primo pacchetto di proposte formulate dalla Commissione riguarda il commercio on line. Anzitutto, al momento di effettuare un acquisto sul web i consumatori dovranno essere informati se si stiano concludendo un contratto con un privato o un professionista e se quindi godono delle tutele apprestate dalla legge.

Inoltre, nel caso di ricerche su internet i potenziali acquirenti di un bene di consumo saranno informati chiaramente se il risultato è stato sponsorizzato da un professionista. Le recenti vicende relative all’utilizzo dei big data hanno dimostrato quanto questo aspetto sia rilevante. Nel caso invece dei servizi digitali “gratuiti”, per i quali i consumatori forniscono dati personali senza pagare in denaro, sarà esteso il diritto di recesso pari a quattordici giorni già previsto per i contratti a distanza. È il caso tipico dei servizi di archiviazione su cloud, social media o posta elettronica.

La class action europea

La novità più interessante fra quelle prospettate pare essere l’introduzione di una class action europea. In quest’ottica, sarà possibile per un soggetto riconosciuto, come un’organizzazione dei consumatori, presentare ricorso, per chiedere il risarcimento o la riparazione, nell’interesse di un gruppo di consumatori lesi da pratiche commerciali illecite realizzate da un unico professionista. Si porrebbe così a disposizione di tutti i cittadini europei uno strumento che è presente al momento solo in alcuni Stati membri.

Secondo la Commissione: «in uno scenario del tipo Dieselgate, le vittime di pratiche commerciali sleali, come la pubblicità ingannevole da parte di costruttori di automobili non conformi al quadro normativo dell’UE per l’omologazione dei veicoli o alla legislazione ambientale, potranno ottenere riparazione collettivamente attraverso un’azione rappresentativa ai sensi della nuova direttiva. Tale ricorso collettivo non era prima previsto dal diritto dell’Unione».

Le pratiche commerciali scorrette

Per quanto concerne le pratiche commerciali scorrette, il new deal nelle intenzioni della Commissione dovrebbe consentire ai consumatori di ottenere una riparazione su base individuale che consista ad esempio nel risarcimento del danno o nella risoluzione del contratto. Misure simili non sono disponibili in tutti gli ordinamenti nazionali. In Italia, per esempio, il Codice del Consumo prevede la possibilità di segnalare la condotta scorretta all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), che è dotata di poteri inibitori, cautelari e sanzionatori (ma non dirime controversie tra i singoli). Per ottenere un risarcimento, bisogna dunque confidare sull’applicazione delle norme generali del Codice Civile (in tema di inadempimento contrattuale o di responsabilità extracontrattuale a seconda dei casi).

I prodotti duali e le sanzioni

Infine, un ulteriore gruppo di proposte riguarda l’introduzione di sanzioni maggiormente dissuasive ed efficaci. Ciò dovrebbe realizzarsi grazie al fatto che la sanzione massima applicabile sarà uguale parametrata al fatturato annuo (fino al 4%), con possibilità per gli Stati di imporre limiti più elevati. Si aggiornerà poi la direttiva sulle pratiche commerciali sleali per rendere esplicito che le autorità nazionali possono valutare e contrastare le pratiche commerciali ingannevoli consistenti nella commercializzazione in vari paesi dell’UE di prodotti apparentemente identici ma che in realtà presentano una composizione o caratteristiche notevolmente diverse.

I prossimi passi

La Commissione intende realizzare il new deal per i consumatori tramite la modifica di quattro Direttive, in materia di: clausole abusive, indicazioni dei prezzi dei prodotti offerti ai consumatori, pratiche commerciali scorrette e diritti dei consumatori. Inoltre, la strategia passa attraverso la proposta di direttiva concernente le azioni rappresentative per tutelare gli interessi collettivi dei consumatori, che abroga la direttiva relativa a provvedimenti inibitori a tutela degli interessi dei consumatori. Tale proposta intende migliorare gli strumenti per porre fine alle pratiche illecite e facilitare i ricorsi dei consumatori quando molti di loro sono vittime della stessa violazione dei loro diritti in una situazione di danno collettivo.

La comunicazione che accompagna le due proposte comprende un piano d’azione per sviluppare e rafforzare le azioni coordinate delle autorità e la loro cooperazione internazionale con le autorità dei principali partner commerciali.

Le proposte della Commissione saranno ora discusse da Parlamento e Consiglio, nella loro veste di legislatori dell’Unione. Buone notizie all’orizzonte per i consumatori. Il diritto dei consumi pare giunto a una nuova svolta.

Alessandro Re

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